Otranto Virtuale
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>> lettera 30.1.04

Mauritius - Franco Fumarola

Le tue parole profumano di te stasera, e questa stanza ne è colma.
Come descrivi i tuoi abiti, il tuo incedere lento, la dolce sequenza dei tuoi gesti.
Sensuale cronologia dei tuoi atti.

Scrivere, per me, è assimilabile al fotografare una scena, un paesaggio, un volto.
Scrivere è come fotografare una sensazione, un sentimento, un pensiero per renderlo immortale, è rendere una testimonianza di sé che sia imperitura, un brano della propria esistenza bloccato in un'istantanea o in una sequenza di frasi...
Testimoniare di ciò che siamo stati anche solo per un momento, scriverlo e rileggerlo a ripetizione è come rendergli vita di nuovo, e fornire linfa nuova alla memoria, ma rielaborando tutto alla luce delle nuove esperienze e dotando tale testimonianza di un grande significato simbolico. 
Scrivere è un po' come non morire.
Un pensiero improvviso, dei modesti versi alla propria 

donna, la propria solitudine, la nostalgia e mille altre sensazioni, riportate su un negativo, che a sua volta assume nuove fogge e nuova luce in un divenire mutuato dal confronto e dalla discussione con altri fotografi di idee e pensieri.
Si comincia così per caso, di solito in un momento di solitudine o di sofferenza, credo così sia stato per un'infinità di grandi scrittori e poeti, ben più importanti di chi, come me, si limita ad un confuso diario di bordo.

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